Sono in fase di studio nuovi percorsi di screening per facilitare l’accesso alla diagnosi precoce e alla cura di alcuni tumori cosiddetti “big killer”, a causa della loro incidenza e mortalità. Oltre al cancro della mammella, del colon retto e della cervice uterina, in un prossimo futuro i programmi di screening oncologico in Italia potrebbero comprendere anche quello del polmone e della prostata. È l’ipotesi a cui stanno lavorando Ministero della Salute e Società scientifiche e che potrebbe concretizzarsi a breve. Se ne è discusso nel corso della tavola rotonda “La Raccomandazione Ue sugli screening oncologici come priorità sanitaria”, promossa da All.Can Italia in corso al Ministero della Salute. “La raccomandazione europea ci dice di mettere in atto strategie per aumentare l’adesione agli screening esistenti che, in Italia, è oggettivamente un problema. Ci dice anche di valutare la possibilità di applicare gli screening a fasce più ampie della popolazione e considerare la fattibilità di altri screening come quello della prostata: oggi infatti molte persone si sottopongono al test del Psa al di fuori di percorsi organizzati“, dice Rossana Berardi, tesoriere dell’Associazione Italiana Oncologia Medica e direttrice della Clinica Oncologica dell’Aou delle Marche – Università Politecnica delle Marche. Da oltre un anno è attivo un programma sperimentale di screening per il tumore del polmone nei forti fumatori (della Rete Italiana Screening Polmonare) che finora ha avuto alte adesioni e buoni risultati. Il programma terminerà alla fine dell’anno. “A quel punto si procederà a una valutazione per capire se si potrà trasformare in un programma di screening vero e proprio“, afferma Daniela Galeone, direttore dell’ufficio Promozione della Salute del Ministero della Salute. Di pari passo, è in dirittura d’arrivo un progetto che vuole sviluppare una metodologia per lo screening del cancro della prostata. Anche in questo caso, i risultati sulla reale fattibilità sono attesi nei prossimi mesi.
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