World Kidney Cancer Day, la Giornata internazionale di informazione sul tumore del rene, si celebra ogni anno il 20 giugno con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla neoplasia che solo nel 2022 ha colpito 435mila persone nel mondo. L’evento è organizzato dall’International Kidney Cancer Coalition (IKCC), rete internazionale indipendente di associazioni di pazienti provenienti da 45 Paesi diversi. Il claim della giornata di quest’anno è “We need to listen”, ovvero “Abbiamo bisogno di ascoltare”, un tema declinato in diverse forme: condivisione delle decisioni terapeutiche, necessità di una seconda opinione, corretta informazione e ricerca di fonti attendibili e verificate. In Italia si stimano 12.600 casi annui di tumore del rene con una tendenza alla diminuzione delle diagnosi negli uomini negli ultimi 3 anni (-1.100 casi): oltre il 50% delle persone neodiagnosticate in fase precoce guarisce e, nella malattia avanzata, la metà sopravvive a 5 anni. Un dato positivo per la popolazione maschile, nelle donne, invece, si registra una tendenza opposta, con un incremento di 300 casi in tre anni (da 4.500 nel 2020 a 4.800 nel 2023). «I sintomi più comuni del tumore del rene sono sangue nelle urine, dolore al fianco, presenza di una massa palpabile a livello addominale e calo ponderale, spesso presenti solo in fase metastatica. Conoscerli può aiutarci ad ascoltare meglio il nostro corpo – spiega Giuseppe Fornarini, coordinatore del gruppo Neoplasie-Urologica Presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Oggi, in Italia, 144.400 persone vivono dopo la scoperta della malattia. Più di 7 pazienti su 10 sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Questi risultati sono possibili grazie a un’integrazione di cure farmacologiche. Per anni abbiamo sofferto dell’assenza di trattamenti, ma oggi lo scenario è cambiato e si aprono importanti prospettive. Anche per le persone con la malattia in fase avanzata sono sempre più concrete le possibilità di sopravvivenza a lungo termine, grazie a terapie innovative. I pazienti con diagnosi di malattia in stadio avanzato possono vivere a lungo anche grazie alla disponibilità di trattamenti in combinazione e la parola “cronicizzazione” è diventata una realtà consolidata, infatti quasi il 50% di essi oggi sopravvive a 5 anni». Per questo, sottolinea Tonia Cinquegrana, presidente di Anture (Associazione Nazionale Tumore del Rene), «è importante utilizzare tutti gli strumenti per far conoscere questa patologia. Sono ancora numerose le sfide da affrontare, a cominciare dalla qualità di vita, durante e dopo le cure, che deve essere sempre garantita».
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